Scrivere un libro: 8 buoni motivi per non farlo

di Redazione Frasix

Diventare uno scrittore di successo è sempre stato il tuo sogno fin dalla più tenera età? Sei in buona compagnia, come te sono in tanti quelli che ci provano. Ma hai la stoffa per farcela? Ecco 8 ragioni per non provarci neanche.

Chi non ha sognato di vedere il proprio nome in testa ad un romanzo di successo? Un bestseller mondiale alla Harry Potter, o alla 50 sfumature di grigio (e sequel), almeno una volta nella vita? Ti dico subito, nessuno. O meglio, tanti, ma in realtà i sogni di gloria associati all’immagine romantica del grande scrittore che si pasce delle glorie della propria penna (o meglio, della tastiera del proprio PC), sono davvero diffusi ed estremamente trasversali.

Che tu sia uomo, donna, adolescente, laureato o non, è comunque probabile che abbia sentito la voglia, persino l’urgenza, di raccontare al mondo una tua storia. Perché vedi, è questo il punto.

Scrivere un libro di successo significa produrre un contenuto che valga la pena di essere condiviso e letto da chiunque altro che non siamo noi. Ci deve essere qualcosa, in quelle pagine, che attiri, che intrattenga, che svolga una funzione ricreativa o che fornisca informazioni importanti per tante persone diverse. Persone disposte a spendere dei soldi per l’acquisto.

Ora, la questione non è semplicissima da dirimere. Perché vedi, ciò che a te può sembrare interessantissimo – ad esempio la tua biografia, o il resoconto del tuo viaggio in India – potrebbe in realtà non esserlo per nessun altro, o non esserselo abbastanza, e dal momento che quel contenuto l’hai prodotto tu, e per te ha una gran pregnanza, sarà difficile stabilire se sia, o meno, il caso di proporlo ad un editore.

Di libri “inutili”, in giro, ce ne sono già troppo. Libri scritti male, sciatti, superflui. Libri cloni di altri, libri presuntuosi e frivoli, inconsistenti come carta velina. Sono sicura che hai già qualche esempio in mente che useresti volentieri per ammazzare le mosche o come sostegno per un tavolino dondolante.

Insomma, ci siamo capiti. Ma torniamo a bomba, alla questione del “tuo” romanzo nel cassetto (ma il discorso vale anche per un saggio o un libro di giardinaggio), e se sia o meno opportuno che tu cerchi di pubblicarlo. Farlo, oggi, è facile, anche se non è una grande Casa editrice a prendersi in carico l’onere di stamparlo e di promuoverlo, con il self-publishing puoi farlo da solo.

La tentazione, lo so, è forte. Lo hai riletto mille volte quel manoscritto frutto della tua fantasia, delle tue esperienza di vita, delle tue competenze, un lavoro in cui hai profuso lacrime e sangue, che ha richiesto impegno, tempo sottratto alla tua famiglia o al tuo lavoro, persino ore di prezioso sonno.

E ora è lì, che brilla di luce propria davanti ai tuoi occhi meravigliati e sembra dirti: sono pronto! Posso lasciare il nido e spiccare il volo…

Che fare? Sei indeciso, procrastini il momento, provi a farlo leggere a persone del cui giudizio ti fidi ciecamente, che però non ti convincono. Non ti risolvi, non sai se affrontare questa avventura, selanciarti nel mare magnum (e cattivo) del mondo editoriale, un mare torbido e pieno di mulinelli.

E allora sai che ti dico? Provo a suggerirti io 8 buoni motivi per non farlo. Per non lanciarti senza paracadute in un’impresa che ti fa tremare le vene dei polsi e battere il cuore come un tamburo nel petto. Leggili, e poi fa’ come credi (o va dove ti porta il cuore, giusto per citare un romanzo di successo di qualche tempo fa):

  1. Non scrivere un libro se credi che la tua storia sia tanto originale da non essere mai stata scritta prima. È un errore comune di chi, forse, non ha letto abbastanza. Nessuna storia è così originale da non essere mai stata scritta prima. Del resto tutte le storie, per quanto poco originali sono degne di essere lette, se scritte da un grande scrittore (se lo sei, bene, ma che il criterio non sia l’originalità ad ogni costo)
  2. Non scrivere un libro per dimostrare che sei in gamba. Se sei stato un nerd fino a ieri e pensi che il mondo ti abbia sottovalutato, se ritieni che il tuo riscatto possa arrivare solo attraverso quelle pagine scritte con tutta la forza del tuo ego compresso e svalutato… respira a fondo, fai una capriola, esci a prendere una boccata d’aria fresca e fai altro. Se, dopo aver ricostruito la tua autostima ammaccata per altre vie, rileggendo il tuo manoscritto da nerd ti accorgessi che c’è materiale di valore, allora puoi procedere. Ma è probabile che ti metta a ridere e getti quelle pagine nel fuoco del caminetto
  3. Non scrivere un libro per conquistare il cuore di qualcuno. Non esiste modo meno efficace di far innamorare l’uomo e o la donna dei tuoi sogni, specialmente se non ama leggere! Il cuore è un organo delicato che ama starsene a palpitare in segreto… Capisci l’antifona!
  4. Non scrivere un libro per vendicarti di qualcuno. Come sopra. A che serve?
  5. Non scrivere un libro se non sai scrivere. Ok, potrebbe sembrare una banalità, ma la verità è che gli editor delle Case editrici sono sommersi di robaccia mal scritta che arriva via posta da persone che, come te, sono convinte di aver prodotto un capolavoro. Ortografia, grammatica e sintassi non sono un’opinione, men che meno tre streghe cattive da evitare. Se non sei convinto di maneggiare correttamente e con disinvoltura i “ferri del mestiere”, lascia perdere e fai altro.
  6. Non scrivere un libro su un argomento che conosci poco solo perché è di tendenza. Capiamoci: non metterti in testa di scrivere un libro sugli alieni se non ne hai mai visto uno, di parlare di pensiero positivo, vampiri, bambini indaco, Eros e Thanatos, angeli o demoni, giochi di ruolo, fisica quantistica, vampiri, coltivazione biologica, personaggi storici e alchimia se non sai un piffero di queste cose o non ti interessano davvero. Se pensi di fare vendere milioni di copie scrivendo su temi che vanno per la maggiore semplicemente facendo copia-incolla da altre fonti recuperate fortunosamente… beh, fai altro. Ma subito!
  7. Non scrivere un romanzo se non ami leggere romanzi. È semplice: per scrivere bene devi aver letto bene cose analoghe. Devi esserti impossessato per osmosi dei codici narrativi, devi avere passione viscerale per fabule e intrecci, devi sapere come cos’è la coerenza interna e come si rende la verosimiglianza anche se stiamo parlando di mondi immaginari. Devi saper alterare parti dialogate e descrizioni e definire subito la voce narrante. Per farlo, per farlo bene, devi essere un accanito lettore di romanzi, altrimenti, lascia perdere, è un’impresa improba
  8. Non scrivere pensando ad un pubblico preciso a cui fare l’occhiolino. I libri migliori sono sempre stati scritti con il cuore, e proprio in quanto pieni di verità e di passione, sono diventati importanti anche per i lettori, nei quali il significato profondo delle vicende narrate si è riverberato, trovando la via per una perfetta identificazione. Cosa vuol dire? Che non puoi costruire un best seller a tavolino, facendo una scaletta dei temi che potrebbero solleticare l’interesse di ipotetici lettori, magari di un target preciso (donne in menopausa, adolescenti, uomini che odiano le donne ecc.). Sarebbe il fallimento. Ricorda che il lettore, soprattutto se forte, ha un gran “fiuto” per tutto ciò che è anche lontanamente fake

Ti ho convinto? Forse no. Se, nonostante tutti i dubbi e le buone ragioni che ti ho segnalato per non tirare fuori quel benedetto romanzo dal cassetto, pensi che invece ne valga davvero la pena, allora segui il tuo istinto.

Se hai scritto un libro con il cuore (e tutte la doppie e i congiuntivi al posto giusto), forse sei la nuova J. K. Rowling. O il nuovo Fabio Volo, vai a sapere...
In ultima analisi, spetta a te la decisione, quello che ti chiedo è solo un po' di sana onestà intellettuale. Per te, ma soprattutto per chi ti leggerà.