Tra amore e storia: le citazioni indimenticabili dei Promessi Sposi
di Elisabetta RossiI Promessi Sposi sono un romanzo storico cardine della nostra letteratura, animato da personaggi intensi. Nell'articolo trovi inserite le frasi più interessanti dell'opera.
I Promessi Sposi sono uno dei più celebri romanzi storici scritti in lingua italiana. L’autore del libro, Alessandro Manzoni, ha lavorato per gran parte della sua vita alla stesura delle vicende di Renzo e Lucia, affinando l’opera soprattutto dal punto di vista linguistico.
De I Promessi Sposi infatti esiste una prima versione risalente al 1827 e denominata per questo ventisettana e una seconda versione del 1842 conosciuta come quarantana. Il plot narrativo, ambientato al tempo del dominio spagnolo tra il 1628 e il 1630 in Lombardia, si fonda su una solida base storica, su ricerche attente e meticolose condotte dall’autore sul XVII secolo, in particolare su alcuni episodi come quello della Monaca di Monza e dell’arrivo della peste.
Nel romanzo vi sono pagine che fotografano alla perfezione i drammi e gli sconvolgimenti del periodo, trascinando il lettore nella realtà dell’epoca. Non solo, è anche portatore di una novità assoluta, quella di rendere protagonisti gli umili e non le classi dei potenti e dei ricchi.
La trama si rivela molto articolata e densa di personaggi interessanti come l’Innominato, che si convertirà alla fede, Gertrude (La Monaca di Monza) e Padre Cristoforo, che aiuterà Renzo e Lucia nelle loro peripezie sentimentali che per fortuna conosceranno un lieto fine.
Allo scopo di ricordare una delle pietre miliari della letteratura italiana, abbiamo raccolto nell’articolo le citazioni più belle del romanzo.
Le citazioni indimenticabili de I Promessi Sposi
I Promessi Sposi sono una delle opere più rappresentative della nostra letteratura e del romanticismo italiano che, attraverso un plot narrativo lineare solo in apparenza, affronta temi profondi e importanti come quello della Grazia divina. Qui di seguito trovi inserite le frasi indimenticabili del romanzo.
Alessandro ManzoniQuel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
Alessandro ManzoniLa venne finalmente, con un gran cavolo sotto il braccio, e con la faccia tosta, come se nulla fosse stato.
Alessandro ManzoniAveva poi una sua sentenza prediletta, con la quale sigillava sempre i discorsi su queste materie: che a un galantuomo, il qual badi a sé, e stia ne’ suoi panni, non accadon mai brutti incontri.
Alessandro ManzoniNoi poveri curati siamo tra l’ancudine e il martello: voi impaziente; vi compatisco, povero giovane; e i superiori …. basta, non si può dir tutto. E noi siamo quegli che ne andiamo di mezzo.
Alessandro ManzoniC’è talvolta, nel volto e nel contegno d’un uomo, un’espressione così immediata, si direbbe quasi un’effusione dell’animo interno, che, in una folla di spettatori, il giudizio sopra quell’animo sarà un solo.
Alessandro ManzoniA noi poverelli le matasse paion più imbrogliate, perché non sappiam trovarne il bandolo; ma alle volte un parere, una parolina d'un uomo che abbia studiato... so ben io quel voglio dire.
Alessandro ManzoniE si faceva tant'olio, che ogni povero veniva a prenderne, secondo il suo bisogno; perché noi [frati] siam come il mare, che riceve acqua da tutte le parti, e la torna a distribuire a tutti i fiumi.
Alessandro ManzoniC'è talvolta, nel volto e nel contegno d'un uomo, un'espressione così immediata, si direbbe quasi un'effusione dell'animo interno, che, in una folla di spettatori, il giudizio sopra quell'animo sarà un solo.
Alessandro ManzoniUn venticello d'autunno, staccando da' rami le foglie appassite del gelso le portava a cadere, qualche passo distante dall'albero.
Alessandro ManzoniIo sto per mettermi in viaggio: si degni di farmi portare un pane, perché io possa dire d'aver goduto la sua carità, d'aver mangiato il suo pane, e avuto un segno del suo perdono.
Alessandro ManzoniMa ascolti, ma ascolti, ma ascolti. Percotere un disarmato è atto proditorio; atqui il messo de quo era senz'arme, ergo...
Alessandro ManzoniLe parole dell'iniquo che è forte, penetrano e sfuggono. Può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti è certo: può insultare e chiamarsi offeso, schernire e chieder ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile.
Alessandro ManzoniNon si dirà mai che il Griso si sia ritirato da un comando dell'illustrissimo signor padrone.
Alessandro ManzoniDon Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a' fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.
Alessandro ManzoniBen di rado avviene che le parole affermative e sicure d'una persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta.
Alessandro ManzoniParole da non ripetersi diceva, con la schiuma alla bocca, un altro, che teneva con una mano un cencio di fazzoletto su' capelli arruffati e insanguinati.
Alessandro ManzoniPer grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento.
Alessandro ManzoniLa strada dell'iniquità, dice qui il manoscritto, è larga; ma questo non vuol dire che sia comoda: ha i suoi buoni intoppi, i suoi passi scabrosi; è noiosa la sua parte, e faticosa, benché vada all'ingiù.
Alessandro Manzoni ci ha dunque consegnato e lasciato un’opera magistrale, potente e intensa, con la quale indaga nel profondo le radici dell’arretratezza italiana fornendo alla borghesia progressista un’indicazione su come sarebbe dovuta essere la nuova società.