Dino Buzzati
Le frasi più belle di Dino Buzzati
Dino BuzzatiLa foresta più bella, se pur minore, il cosidetto BoscoVecchio, era stata completamente rispettata.
Dino BuzzatiL’uomo sul momento non se ne accorge neanche e non sospetta ma lei sì e in quel momento stesso sale invincibile sul trono, incominciando il delizioso gioco di farlo impazzire.
Dino BuzzatiOgni vero dolore viene scritto su lastre di una sostanza misteriosa al paragone della quale il granito è burro. E non basta una eternità per cancellarlo.
Dino BuzzatiVorrei passeggiare con te un giorno di primavera col cielo color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento e che fosse domenica.
Dino BuzzatiIl tempo meraviglioso che s’ingrandisce d’ora in ora, inghiottendo senza pausa la vita, e accumula con pazienza gli anni, diventando sempre più immenso.
Dino BuzzatiCome negli anni passati, con le medesime formalità, ora avanzava l’inverno e i soffi della tramontana producevano contro le baionette un debole fischio.
Dino BuzzatiChe cosa sei Noretta col tuo palloncino attraversando il paese nel mattino della domenica? Sei la sposa raggiante che esce dalla chiesa, sei la regina in trionfo dopo la vittoria, sei la divina cantante sollevata a spalle dalla folla in delirio, sei la donna più ricca e bella del mondo, sei l'amore grande e fortunato, i fiori, la musica, la luna, le foreste e il sole, tutto questo in una sola volta sei perché un palloncino di guttaperca pneumatica ti ha resa felice.
Dino BuzzatiVorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Dino BuzzatiCi terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care.
Dino BuzzatiNessuno li scorge, gli arrampicatori, quando sono sospesi sopra gli abissi, nello smisurato silenzio, impegnati in una lotta temeraria; quando, sorpresi dalla notte, si accovacciano intirizziti su un esile terrazzino, per aspettare che il sole ritorni e la lotta possa ricominciare.