Francesco Motta

I silenzi, i sorrisi, il nero dei vestiti. Sei cambiata anche tu che pensi sempre a tutto quello che non hai.

E pensi sempre a tutto quello che non hai e che forse non avrai mai.

E tu da solo e continuano a muoversi male. Sono dei suoni e continuano a muoversi male.

La musica è troppo forte non si riesce a parlare. Sono troppi anni che perdi la voce per urlare “per favore” per qualcuno che ha sempre qualcosa da fare.

Mentre penso a tutto quello che ho, non mi riconosci più.

Vieni via con me. È arrivata l’ora di restare.

E ti guardano come fossero stranieri mentre continuano a muoversi male.

Ma poi finisco per amarti e poi finisco per odiarti e poi finisco per amarti.

La fine dei vent’anni è un po’ come essere in ritardo. Non devi sbagliare strada, non farti del male e trovare parcheggio.

I nostri sbagli che faremo, riproviamoci di nuovo anche se non si può cambiare il mondo, figuriamoci cambiare te.

E finalmente senza spiegare niente e senza dirci come siamo stati ci togliamo i vestiti davanti a tutto quello che siamo diventati.

Ho visto troppa gente in questi sette anni. Per scegliere qualcuno ci ho messo dieci secondi.

E non avere paura fra la mente ed il cuore. Fra i tuoi occhi e la mia voce.

Amico mio, sono anni che ti dico: "Andiamo via" ma abbiamo sempre qualcuno da salvare e da baciare.

Le giornate erano piene di storie assurde e di silenzi. Oggi non ho tempo di pensare a cosa è cambiato.

C’è un sole perfetto ma lei vuole la luna. Di alzarmi non ho voglia, oggi non combatto con nessuno.

E ci sentiamo sempre unici come miliardi di persone sole.

Cambiano i versi delle canzoni e finalmente senza fingere niente e senza dirci dove siamo stati, i tuoi piccoli segreti.

Da una parte la luna, dall'altra tu che dormi. Roma in una finestra chiusa. Anche stanotte a piangere per poi salvarci.

Va tutto bene e continuano a muoversi male e poi ti fanno cantare.