Giovanni Pascoli
Le frasi più belle di Giovanni Pascoli
Giovanni PascoliE Gesù rivedeva, oltre il Giordano campagne sotto il mietitor rimorte: il suo giorno non molto era lontano. E stettero le donne in sulle porte delle case, dicendo: Ave, Profeta! Egli pensava al giorno di sua morte. Egli si assise all'ombra d'una meta di grano, e disse: Se non è chi celi sotterra il seme, non sarà chi mieta. Egli parlava di granai ne' Cieli: e voi, fanciulli, intorno lui correste con nelle teste brune aridi steli. Egli stringeva al seno quelle teste brune; e Cefa parlò: Se costì siedi, temo per l'inconsutile tua veste. Egli abbracciava i suoi piccoli eredi; Il figlio - Giuda bisbigliò veloce - d'un ladro, o Rabbi, t'è costì tra' piedi: Barabba ha nome il padre suo, che in Croce morirà. Ma il Profeta, alzando gli occhi, "No" mormorò con l'ombra nella voce; e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.
Giovanni PascoliUomini, pace! Nella prona terra troppo è il mistero; e solo chi procaccia d’aver fratelli in suo timor, non erra.
Giovanni PascoliErrai nell’oblio della valle tra ciuffi di stipe fiorite, tra querce rigonfie di galle; errai nella macchia più sola, per dove tra foglie marcite spuntava l’azzurra viola.
Giovanni PascoliNascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba, tu fumo che ancora rampolli su l'alba, da' lampi notturni e da' crolli d'aeree frane!
Giovanni PascoliLe cavallette sole sorridono in mezzo alla gramigna gialla; i moscerini danzano nel sole trema uno stelo sotto una farfalla.
Giovanni PascoliDa me, da solo, solo con l'anima, con la piccozza d'acciar ceruleo, su lento, su anelo, su sempre; sprezzandoti, o gelo! E salgo ancora, da me facendomi da me la scala, tacito, assiduo; nel gelo che spezzo, scavandomi il fine ed il mezzo.
Giovanni PascoliGuardi chi passa nella grande estate: la bicicletta tinnula, il gran carro tondo di fieno, bimbi, uccelli, il frate curvo, il ramarro.
Giovanni PascoliNon vedrei ora così bello, se già non avessi veduto così nero.
Giovanni PascoliE la Terra sentii nell'Universo. Sentii fremendo ch'è del cielo anch'ella, e mi vidi quaggiù piccolo e sperso, errare, tra le stelle, in una stella.
Giovanni PascoliChe torbida notte di marzo! Ma che mattinata tranquilla! Che cielo pulito! Che sfarzo di perle! Ogni stelo, una stilla che ride: sorriso che brilla su lunghe parole.
Giovanni PascoliSan Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena deì suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano: e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero:disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido; portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano.
Giovanni PascoliSilenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l’estate, fredda, dei morti.
Giovanni PascoliÈ quando è in fiore il muro nero è quando è in fiore lo stagno bruno, è quando fa le rose il pruno, è maggio quando tutto è in fiore.