Ti posso dare la mia tristezza, la mia oscurità, la fame del mio cuore; cerco di corromperti con l’incertezza, il pericolo, la sconfitta.
Non posso camminare attraverso i sobborghi nella solitudine della notte senza pensare che la notte ci piace perché, come il ricordo, sopprime i particolari oziosi.
Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti.
All’allievo che gli chiede se esiste il paradiso, il maestro Paracelso risponde dicendogli che il paradiso esiste ed è questa nostra Terra. Ma esiste anche l’inferno, e consiste nel non accorgersi che viviamo in un paradiso.