Brindille #2, la recensione: la ricerca è il vero fine
Cosa cerchi, Brindille? Chi cerchi? E chi sei? Non sono domande che ci rivolgiamo anche tutti noi?
Brindille, opera in due volumi di Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci, è giunta a conclusione con Verso la luce e non poteva farlo in modo più convincente. Se il primo numero, I cacciatori di ombre, ci ha fatto immergere nell'esistenza spaesata e senza memoria di Brindille, questo secondo e ultimo volume tira la fila di tutta la storia e offre un magistrale colpo di scena finale. Un colpo di scena semplice ma profondo, delicato e sognante.
Come sappiamo, la giovane dai lunghi capelli biondi, si risveglia in una foresta e viene subito catapultata in una missione incerta, verso qualcosa che non si riesce bene ad inquadrare. Non ci sono punti di riferimento, obbiettivi chiari e, per essere onesti, nemmeno tutta questa conoscenza di sé.
Insomma, Brindille è come trascinata dagli eventi e dal lupo-guida che tenta di portarla lungo il cammino più giusto. Qualunque esso sia.
Una cosa però la sappiamo: ci sono dei terribili nemici alle spalle della ragazzina-fata-driade (vedete un po' voi, non ha molta importanza).
La protagonista assoluta della storia deve vedersela da sola con tutta una serie di avversità che minacciano di schiacciarla, con dei mostri così enormi e cattivi che non potrà mai battere. E invece ci riesce, con enorme fatica, ma ci riesce.
La battaglia finale è la summa dell'allegoria di Brrémaud: non si scappa più, si affrontano i nemici con quello che si ha a disposizione e tanto, tanto cuore.
In fin dei conti è tutto qui e non è poco.
Il racconto parte secondo un classico approccio da coming of age che, durante il procedere dell'arco narrativo, si trasforma in un qualcos'altro: è un percorso universale che ha interessato tutti noi, non solo la protagonista della storia.
Sì, perché Brindille non fa altro che arrivare dov'era previsto che arrivasse, a una coscienza di sé totale e universale. Tutti gli ostacoli che ha incontrato e che l'hanno messa in ginocchio, alla fine, non hanno fatto altro che temprarla e renderla - capirete poi - un albero dal fusto solido, con degli ampi rami pieni di foglie rigogliose.
Il passato lascia il segno, è vero, ma getta anche le basi di ciò che ognuno di noi è destinato ad essere: senza le nostre cicatrici non saremmo chi siamo, no?
Questo senso profondo, come detto, è affidato tutto a un plot twist finale che scardina un po' tutti i vaghi punti di riferimento che ci eravamo costruiti. Ci aspettavamo risposte, ma non arrivano e forse è giusto così.
O meglio, non è poi così importante se osserviamo Brindille dalla giusta prospettiva - che si raggiunge solo dopo aver terminato la lettura.
Le matite e i colori di Bertolucci, coerentemente con il primo volume, continuano nel dipingere un mondo fiabesco, vivo, con una natura straripante. Un perfetto mondo fantasy, tanto che avrebbe potuto essere tranquillamente un adattamento visuale di Arda, il mondo creato da Tolkien per la sua epica.
Ci sono particolari deliziosi e ricercati, che comunque non tolgono mai spazio a Brindille e alla sua storia: davvero un lavoro magistrale, quello del maestro toscano. Più riflessivo quando serve ed estremamente dinamico nelle scene più "action".
La chimica fra disegni e storia è qualcosa di prezioso, che non sempre si raggiunge, ma non è questo il caso. In Brindille questa simbiosi è totale e apre le porte di cuore e mente del lettore che, inconsciamente, sprofonda fra i boschi verdeggianti e le acque blu creati da Bertolucci.
Non si può resistere, davvero.
Il finale poi è la ciliegina sulla torta di un'opera che, con gentilezza, ci porta a riflettere su ciò che siamo e su ciò che ci ha reso così.
Sentite una punta di malinconia? È normale (e bellissimo).
Brindille #2, Verso la luce (96 pagine a colori - e che colori! -, cartonato) è in vendita in libreria, fumetteria e sullo shop online di saldaPress al prezzo di 19,90 euro.
Brindille #2 conclude in modo magistrale l'opera di Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci. Un plot twist finale porta la storia nel campo dell'allegoria universale: non chiamatelo solo fumetto.