Il giocattolo dei bambini, il manga che ha ispirato Rossana
di Giulia GrecoTutti conosciamo la storia di Rossana... o forse no? Il giocattolo dei bambini narra una vicenda a tratti molto diversa da quella con cui siamo cresciuti.
Kodomo no Omocha, spesso abbreviato in Kodocha, è il manga, edito in Italia da Dynit, scritto e disegnato da Miho Obana che ha dato vita all’anime Rossana.
Nota in Italia col titolo Il giocattolo dei bambini – che altro non è che il nome del programma di cui Sana Kurata, eroina della storia, è protagonista – , l'opera è diventata un caposaldo della letteratura fumettistica per ragazze.
L'intuizione del manga sta nell'essere riuscito a trovare l'equilibrio perfetto tra commedia e dramma, un connubio tra un umorismo decisamente sopra le righe e l'inquietudine che, cupa, minaccia di affacciarsi con prepotenza sulle vite dei protagonisti.
La trama e i temi dell'opera
L'incipit della storia lo conosciamo tutti: Sana è un'energica idol, un'attrice bambina di undici anni che a scuola deve lottare contro un gruppo di compagni prepotenti capitanati dal bullo Akito Hayama. I suoi modi scontrosi sono però una maschera che il ragazzino indossa per nascondere tristezza e solitudine, sue costanti compagne di vita.
Prima rivali, poi amici, in seguito confidenti e infine amanti, Sana e Akito crescono insieme, aiutandosi a vicenda e affrontando un mondo più brutale e insidioso di quanto due bambini possano immaginare.
Solo a un occhio superficiale, a uno sguardo disattento e disinteressato Kodomo no Omocha potrebbe sembrare un racconto a tratti sciocco dell'adolescenza, ma se scaviamo più a fondo e ci immergiamo nella lettura del manga, scopriamo che è tra angosce e dispiaceri che Sana e Akito si fanno largo nel mondo degli adulti.
Miho Obata dirige con maestria un dramma indirizzato a un pubblico giovane e lo fa con estrema schiettezza, non risparmiando nulla ai lettori, ma al tempo stesso affronta delicatamente i temi scottanti che sceglie di raccontare.
Questioni irrisolte, risentimento, violenze psicologiche, senso di solitudine e di abbandono, depressione, ma anche tanta voglia di vivere e amare, temi adulti che lo diventano ancora di più quando a vivere determinate situazioni sono ragazzini di soli undici anni.
Proprio in virtù di questa scelta narrativa, un'attenzione particolare è dedicata ai personaggi del racconto, bambini con una sensibilità spiccata, che si trovano di fronte a situazioni quasi impossibili da affrontare.
C'è Akito, rassegnato all'idea di non essere amato, costretto a vivere un'infanzia malinconica, con un padre assente e una sorella che lo incolpa della morte della madre (Koharu, infatti, muore dando alla luce il suo secondogenito). C'è poi Sana che, nelle ultime battute del manga, deve combattere con una grave forma di depressione, chiamata “malattia della bambola”.
La maturità dell'opera non permette di catalogarla esattamente come un classico manga shojo, non è una storia improntata sulle palpitazioni d'amore, sul sentimentalismo, quanto più sulle ripercussioni psicologiche derivanti dal vissuto dei protagonisti.
La maestra Obana compie un lavoro di costruzione e progressiva demolizione dei suoi personaggi. Ci fa conoscere una ragazzina spensierata, un concentrato di energia che sprizza positività da tutti i pori, ma man mano che la lettura prosegue Obana quasi la annienta, la annichilisce, distruggendone la fanciullezza e l'innocenza. Così la mangaka ci presenta personaggi tridimensionali e sfaccettati, persone reali, al tempo stesso forti e fragili, che nascondono la loro afflizione dietro una maschera di perpetuo e inattaccabile buonumore.
Kodocha è il racconto di un dramma umano, un'avventura in cui il lettore scopre pian piano, pagina dopo pagina, volume dopo volume, forze e debolezze degli esseri umani, ma è anche una celebrazione della vita, un invito ad afferrare ciò che di bello ha da offrirci.
Il giocattolo dei bambini tocca dunque tematiche sociali che pochi altri autori hanno avuto il coraggio di affrontare con la stessa onestà. Proprio per questo, probabilmente, in Italia l'adattamento animato della serie ha subito delle importanti modifiche.
L'adattamento animato e le differenze col manga
L'importazione in Italia di cartoni animati giapponesi ha snaturato e impoverito quelli che sono dei veri e propri capolavori del Sol Levante e Rossana ne è il perfetto esempio.
Al di là di alcune differenze tra l'anime e il manga presenti anche nella versione animata giapponese (basti pensare alla trascurabile parentesi di Sana e Naozumi in America), l'operazione volta ad arrangiare l'anime per renderlo fruibile a un pubblico molto giovane ha completamente trasformato l'opera originale.
Nulla è rimasto della complessità di Kodocha, diventato, di fatto, una semplice storia per bambini e pre-adolescenti.
Dov'è il dramma di Keiko Sakai, madre biologica di Sana? Dove sono le problematiche e gli interrogativi che comporta? La questione dell'incesto, della gravidanza adolescenziale, il dover convivere con una scelta difficile fatta a un'età delicata sono tutte controversie che vengono eliminate, edulcorate, per addolcire una storia che nelle intenzioni dell'autrice non voleva esserlo.
Sfogliando le tavole del fumetto siamo assaliti dai dubbi, ci mettiamo nei panni di Keiko e ci domandiamo se al suo posto saremmo stati capaci di compiere scelte diverse. Cerchiamo di comprendere una madre senza giudicarla, ma neppure giustificandola. Riusciamo a comprendere la difficoltà della situazione in cui è incappata all'età di quattordici anni, capiamo che ha trovato conforto nell'unica persona che le sia mai stata accanto, lo zio, fratello di sua madre. Anche la sua, ci rendiamo conto, non è altro che la vicenda di una persona sola, una storia che non aveva bisogno di essere resa meno cruda, né di attenuanti.
Eppure nel Bel Paese, in cui vige l'idea che l'animazione giapponese sia rivolta al solo pubblico scolare o pre-scolare, è intervenuta una pesante censura che non ha reso giustizia all'originale nipponico.
Deep Clear, il crossover con Honey Bitter
Le avventure di Sana e Hayama non terminano con la conclusione del manga, ma proseguono nel volume unico Deep Clear.
Si tratta di un manga crossover autoconclusivo in cui si incontrano le due eroine nate dalla penna di Miho Obana, Sana e Shuri, giovane detective dell'agenzia investigativa Office S.
È necessario conoscere Honey Bitter per leggere Deep Clear? La risposta è negativa. Bastano la passione e il desiderio di scoprire come finisce la storia di Sana Kurata.