Dylan Dog 666: i 6 volumi perfetti per (ri)cominciare a leggere l'indagatore dell'incubo
di Simone Alvaro SegatoriUn reboot nostalgico ispirato ai primi numeri della testata, ma capace di prendersi le sue libertà artistiche per raccontare una storia nuova e appassionante.
È difficile portare avanti una storia, soprattutto se quella storia è quella di Dylan Dog, partita nel lontano 1986 e arrivata sino ad oggi. In un mondo così dipendente dalle storie come il nostro, in cui il binge watching ci ha resi affamati di continui cicli narrativi, un fumetto mensile che procede da oltre 30 anni è un'anomalia e figlio di un'epoca che non esiste più. Quando è stato concepito da Tiziano Sclavi, Dylan Dog era una serie a fumetti in cui la continuity di base veniva appena accennata all'interno di quelle che erano le avventure sempre diverse di un uomo a caccia di mostri. Non c'era una narrazione verticale ad unire i volumi e l'albo voleva semplicemente offrire un'ora di svago da quelli che erano gli incubi della realtà.
Oggi però il fumetto è cambiato, così come lo sono i lettori, l'editoria e persino gli incubi e i mostri. Anche l'indagatore dell'incubo doveva quindi cambiare, ma come fare? Nonostante le numerose promesse di rilancio, il ciclo della meteora, l'aggiunta di nuovi personaggi ecc, la qualità delle storie degli ultimi anni è rimasta lontana dai fasti di un tempo e poco interessante per l'epoca corrente: non basta infatti dare uno smartphone a Groucho e inserire qualche gag con l'assistente vocale per rinfrescare una serie di vecchia di 30 anni.
Bisognava operare una scelta: cambiare totalmente con il rischio di perdere i vecchi lettori o rimanere gli stessi senza provare ad evolversi? La verità, come sempre, sta nel mezzo e con il ciclo Dylan Dog 666, le storie comprese dall'albo 401 al 406 della testata, l'indagatore dell'incubo cambia rimanendo se stesso. Questo reboot, operato da Roberto Recchioni, riprende i primi 5 storici albi della testata Bonelli e li aggiorna, li trasforma e li adatta all'epoca che corre cambiando il presente e ricominciando da capo, ma senza dimenticare il passato. Una versione alternativa che tiene conto del suo originale e trae linfa da esso per raccontare nuove avventure.
Dylan Dog 401: L'alba nera, differenze con il Dylan Dog classico
Se siete fan dell'indagatore dell'incubo dovreste conoscere bene il primo numero della testata, L'alba dei morti viventi, omaggio al genere horror che ha gettato le fondamenta di quello che è Dylan Dog e della sua nemesi, Xabaras, il folle scienziato che nella ricerca della vita eterna ha riportato in vita i morti. L'Alba Nera arriva 400 numeri dopo, torna a quelle origini e parla di un Dylan diverso eppure tanto familiare, che spinge i vecchi lettori a riscoprirlo e i nuovi ad apprezzarlo per la prima volta.
È un Dylan Dog con la barba lunga da hipster, il fascino da nerd appassionato di cinema, amante di un buon boccale di birra e che non vive più al di fuori del tempo che corre. Si, è ancora un fermo sostenitore del "si stava meglio quando si stava peggio", ma la sua ironia cinica sui tempi che corrono lo rende quasi uno di noi. Un personaggio tangibile insomma, con cui empatizzare e non un protagonista finto che può esistere solo in un fumetto.
Insieme a lui sono cambiate anche le presenze fisse del fumetto: Groucho non c'è più e a fargli da assistente ora c'è Gnaghi, l'aiuto guardiano del cimitero comparso per la prima volta nel romanzo di Sclavi Dellamorte Dellamore; Bloch non è più in pensione ma è il sopraintendente di Scotland Yard mentre Carpenter è Ispettore insieme a Rania Rakim con cui ha una relazione. Questa però è stata già sposata, proprio con Dylan. Inoltre il protagonista non è un amico di Bloch come nella serie originale ma è stato adottato e cresciuto da quest'ultimo e lo chiama papà.
Dylan Dog 402: Il tramonto rosso
Il tramonto rosso, secondo numero del ciclo 666, prosegue la lunga presentazione del primo e fornisce a Dylan Dog i natali sanguinolenti di Francesco Dellamorte, protagonista del già citato romanzo di Sclavi. In questo numero i protagonisti tornano ad Undead e ritrovano proprio Xabaras, in un incontro in cui non mancano gag, citazioni e riferimenti metatestuali.
Dylan Dog 403: La lama, la luna e l'orco
Una caratteristica di questo ciclo è anche la presenza, alla fine di ogni numero, di poche pagine che introducono il successivo e forniscono ancora più continuità alle storie, mai completamente slegate. Terminata la presentazione del nuovo Dylan infatti non c'è nemmeno il tempo di riprendere fiato perché un nuovo killer è arrivato in città.
La lama, la luna e l'orco offre un reboot dei numeri 2 e 3 della serie originale ovvero Jack lo Squartatore e Le notti della Luna Piena. La trama di questi due volumi viene però messo quasi in secondo piano, stravolgendo le aspettative del lettore e coinvolgendo la stessa Londra in una serie di nuovi omicidi dall'ironia macabra. Tra tutti e 6 è forse il volume meno riuscito e più frettoloso, ma inserire quasi 3 storie nello stesso numero di pagine era un'operazione abbastanza complessa e alcune cose andavano ridotte all'osso.
Dylan Dog 404: Anna per sempre
In Dylan Dog 404 torna Anna Never, apparsa per la prima volta nel numero 4 della testata: Il Fantasma di Anna Never. Come Dylan anche lei è una Anna differente eppure familiare, la cui relazione con l'indagatore dell'incubo viene dipinta da Gerasi in una serie di tavole silenziose eppure estremamente eloquenti. Anna per sempre è un numero che parla di amore e di ossessione in cui Dylan deve scendere a patti con i suoi vizi, consapevole delle sue malattie.
Dylan Dog 405: L'uccisore
L'uccisore è naturalmente il reboot de Gli Uccisori in cui gli abitanti di Londra venivano trasformati in una massa incontrollabile di assassini. Il numero 405 di Dylan Dog parte dallo stesso presupposto ma si focalizza su un solo uccisore, partendo dalla fine per raccontare la storia dell'uomo che ha premuto il grilletto per primo. In questo numero inoltre ritroviamo persino Lord H.G. Wells, personaggio storico della testata, in una veste del tutto nuova "piuttosto e anzichenò!"
Dylan Dog 406: L'ultima risata
E si chiude il ciclo con questo sesto numero, una storia tutta nuova in cui Pontrelli restituisce le matite a Roi che già aveva disegnato i primi due numeri. I tratti oscuri del disegnatore lombardo sono perfetti per raccontare quest'ultima fase del reboot che spingeranno Dylan verso quello che sarà il suo futuro. E mentre Roi ferisce il buio con la punta dei suoi pennini andando ad imprimere un po' di luce nell'oscurità dell'inchiostro, Recchioni racconta una storia altrettanto cupa chiamata L'ultima risata. Una storia che già dal titolo cita una delle più grandi saghe del celebre pagliaccio criminale, nemesi di Batman, e le cui prime pagine ricordano l'Arkham Asylum di Grant Morrison.
Le citazioni agli albi di Batman non sono però casuali perché questo nuovo Dylan Dog si deve proprio al fumetto supereroistico americano. Batman infatti è cambiato nel tempo, adattandosi alla sua epoca e ai suoi lettori, mantenendo però dei punti fissi nella sua storia che aumentano man mano che il tempo passa e costruiscono un'opera immortale adatta a tutti i tempi. Con questo nuovo ciclo anche Dylan Dog si prefigge di raggiungere questo obiettivo, aprendosi ai nuovi e riaccendendo la passione nei vecchi lettori.
Dopo anni di attesa, in questo ciclo di 6 numeri si compie il vero reboot di Dylan Dog capace di rinfrescare le storie e i personaggi, mantenendo i canoni e senza azzerare la numerazione.