Indice

Non ti faccio niente, la recensione del romanzo di Paola Barbato

Trentadue bambini furono rapiti nell’arco di sedici anni. Ma la loro storia, oggi, non è ancora finita.

Indice

Rapire un bambino è sbagliato. Ma se, rapendolo, riuscissi a salvargli la vita?

Vincenzo è un uomo buono, di quelli che la vita riesce a respirarla soltanto compiendo azioni giuste. Ma in sedici anni Vincenzo ha rapito trentadue bambini, e nessuno lo ha mai scoperto. Perché i suoi rapimenti nascondono un fondo d’eroismo distorto a cui Vincenzo fa appiglio da tutta la vita. Il suo scopo non è fare male ai bambini, ma salvarli da una condanna eterna.

Non ti faccio niente è un romanzo di Paola Barbato. Sceneggiatrice di Dylan Dog e compagna dello scrittore Matteo Bussola, con cui ha avuto tre figlie, l'autrice pubblicò dapprima il suo libro sulla piattaforma digitale Wattpad e poi passò alla casa editrice Piemme, uscendo in tutte le librerie a giugno 2017.

Di cosa parla Non ti faccio niente?

Non ti faccio niente è un romanzo che distorce abilmente il concetto di giusto e sbagliato. Vincenzo rapisce bambini; sappiamo che è sbagliato. Ma Vincenzo rapisce quei bambini che, come lui, hanno sofferto e potrebbero continuare a soffrire per tutta la loro vita. Quindi… le sue azioni sono giuste?

Vincenzo era soltanto un ragazzo quando iniziò a prelevare i piccoli dalla strada. Nei suoi gesti c’è stato sempre e solo amore; lui non ha mai fatto del male ai bambini, che restituiva alle famiglie dopo tre giorni. Ma questo potrebbe mai giustificare l’atto del rapimento in sé?

Non vi guardavano abbastanza. I bambini vanno guardati sempre, perché è un attimo una buca, è un attimo una macchina, è un attimo che vanno troppo in là e non sanno tornare indietro.

"Non ti faccio niente" è la frase che ripete sempre Vincenzo ai bambini più diffidenti, quelli più schivi e forse più sofferenti. I bambini che Vincenzo ha rapito sono trentadue e nessuno ha mai capito perché lo facesse. Tutto ciò che Vincenzo lasciava dietro sul luogo del crimine era una paperella gialla; nulla di più.

I crimini del 2015: cosa c'entra Vincenzo?

Dopo sedici anni, il mondo torna a parlare di quell'uomo che rapiva bambini. Ma questa volta non c’è alcuna gioia nei rapimenti. Tra quei trentadue bambini, diventati tutti adulti, c’è qualcuno condannato a soffrire soltanto perché è diventato genitore. Bambini strappati dalle famiglie e costretti a una morte prematura. Il tutto riconducibile alle azioni di Vincenzo.

Non ti faccio niente è un romanzo caotico, dove le parole soffocano le azioni – e ce ne sono davvero tante – dove i personaggi cercano di ricavarsi un loro posto nella trama con una storia drammatica da raccontare. Tutti i bambini rapiti da Vincenzo ne hanno una. E adesso anche i loro figli ne avranno una che racconterà qualcun altro, perché sono stati uccisi ancor prima di poter capire la vita. La colpa gira su se stessa, come una trottola, fino a che non atterra tra le mani di Vincenzo.

Come dicevano gli americani, avere un figlio è devastante, significa che il tuo cuore se ne andrà sempre in giro senza di te.

Se Vincenzo non avesse rapito quei bambini tanti anni prima, gli omicidi del 2015 sarebbero iniziati? Forse no.

Nonostante siamo consapevoli che Vincenzo abbia sbagliato in quello che ha fatto, è più facile condannare una madre accecata dal dolore, poiché priva di scrupoli nell’ammazzare un bambino innocente, anziché pensare a un uomo che, attirando nella propria automobile dei bambini innocenti, potrebbe arrecare molto più danno nella loro vita.

Vincenzo è un personaggio debole che vive nell’ombra di una donna, la Nives, la quale cerca di imboccargli la vita cucchiaio dopo cucchiaio. I personaggi femminili sono quelli più forti in Non ti faccio niente. La Nives è la più coraggiosa ed è disposta a tutto per salvare l’uomo che ama, così come le altre donne, marchiate da un vittimismo riflesso a causa di Vincenzo.

Sono tante le storie che cercano d’incastrarsi come piccoli tasselli di un puzzle da 1000 pezzi, all’interno di Non ti faccio niente. Un romanzo pieno di nomi, di date, di storie, di sentimenti, di cuori spezzati, di ingiustizie (talvolta mai dichiarate), di rammarico, di solitudine.

Tutti i bambini che Vincenzo ha rapito erano affetti da solitudine, esattamente come lui.

Io volevo che avessero paura. Basta avere paura una sola volta per averla tutta la vita. Io lo so.

E Vincenzo ha cercato di salvarli, mettendo i genitori in allerta. Tutti i bambini, chi più chi meno, una volta tornati dal rapimento venivano accolti come soldati partiti per il fronte, piccoli eroi da accudire e preservare come un gioiello prezioso.

Ma cosa sarebbe accaduto se, oltre a Vincenzo, quei bambini fossero saliti sulle automobili di altri sconosciuti? Cosa sarebbe successo, se uno di quei tanti bambini fosse salito sull’auto di un pedofilo e avesse ricevuto lo stesso trauma di Vincenzo?

Qual è il messaggio di Non ti faccio niente?

I messaggi che arrivano da Non ti faccio niente sono contrastanti e amari, perché se la morale ci impone di vedere la situazione con i paraocchi, il cuore ci suggerisce che talvolta la vita non deve essere soltanto bianca e nera. Che talvolta, nelle situazioni peggiori, chi ti allunga la mano non lo fa per buttarti in un dirupo, ma perché ha compreso il tuo dolore e vuole aiutare a rialzarti.

Il killer in Non ti faccio niente è qualcuno che ha sofferto esattamente come tutti gli altri. Ma la sofferenza può essere l’ennesima giustificazione di un comportamento barbaro e privo d’umanità?

Non ti faccio niente è un romanzo con tante storie e tante domande a cui si cerca di dare risposta, ma non può fare a meno di lasciarci alle spalle un grande interrogativo: chi è la vittima e chi è il carnefice?