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Dune: la recensione del romanzo di Frank Herbert

A novembre 2020 uscirà l'adattamento cinematografico di Dune firmato Denis Villeneuve: è ora di riscoprire anche il romanzo di Frank Herbert, capostipite di un certo tipo di planetary romance legato alla filosofia, alla religione e all'ecologia.

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Dune è il primo di una saga di sei romanzi, scritta da Frank Herbert fino all’anno della sua morte, nel 1986. Pubblicato in due parti sulla rivista Analog tra il 1963 e il 1965, viene poi unito in un unico volume nel 1965, appunto, e vince a man bassa i maggiori premi internazionali della letteratura di fantascienza: il Premio Hugo e il Premio Nebula. Dune diventa in poco tempo un romanzo cult, il simbolo di una nuova generazione della fantascienza americana, quella che trova anche corpo nella new wave britannica di Michael Moorcock, Brian Aldiss e J.G. Ballard, per citarne solo tre.

La trama

Parte da una premessa abbastanza semplice: il trasferimento della nobile famiglia Atreides dal rigoglioso pianeta Caladan al pianeta Arrakis, completamente desertico e chiamato Dune dagli indigeni, per prenderne in gestione il governo. La galassia è un impero in decadenza guidato da un imperatore corrotto, Padishah Shaddam IV della famiglia Corrino, e sorretto dai casati delle famiglie feudatarie, prima fra tutte quella degli Harkonnen, malvagi, avidi e subdoli.

Le lotte intestine tra le famiglie nobili per ambire al trono dell'Impero Galattico, sono senza esclusioni di colpi, sia a livello diplomatico che fisico. Arrakis è il pianeta più inospitale della galassia ma anche il più importante. Nei suoi deserti immensi vivono enormi creature vermiformi lunghe centinaia di metri: i vermi delle sabbie, le cui larve producono la spezia, chiamata anche melange, sostanza preziosissima per l'economia dell'intero sistema politico imperiale.

Come indigeni stanziali, su Dune vive anche il popolo dei Fremen, sorta di paria che dedicano la loro intera esistenza al recupero di ogni goccia essenziale d'acqua (anche quella che forma delle urine), indispensabile per la vita nel deserto, all'utilizzo della spezia come forma di iniziazione religiosa e alla venerazione dei vermi delle sabbie. Ovvero, una neanche tanto velata trasposizione del misticismo e del rigido stile di vita del popolo arabo e della loro religione.

Il duca Leto Atreides insieme alla sua concubina Jessica - membro della sorellanza Bene Gesserit, organizzazione politico-religiosa dedita alla preveggenza grazie all’uso della spezia - e al figlio Paul, una volta giunti su Arrakis sono vittime della trama ordita dall’Imperatore Shaddam IV stesso. Cadono in un agguato teso dal barone Vladimir Harkonnen e dai suoi sgherri e sono costretti a fuggire. Jessica, incinta di Alia, e il giovane Paul trovano rifugio presso i Fremen, nel grande deserto.

Con il passare degli anni, Paul Atreides impara a cacciare e cavalcare i vermi delle sabbie, a fare uso della spezia e diventa Paul Muad'Dib, il Kwisatz Haderach, il messia atteso da secoli nelle profezie dei Fremen, capace di preveggenza e di piegare il tempo e lo spazio. A capo della ribellione dei Fremen contro gli Harkonnen, Paul Muad'Dib arriva a riconquistare Dune e a spodestare l'imperatore dal trono, facendolo suo e sottomettendo le famiglie al proprio potere.

Questo in è in sostanza il racconto di Herbert nel primo romanzo, che di primo acchito e molto in superficie potrebbe sembrare una semplice avventura di formazione e riscatto dell'eletto nei confronti dei malvagi che l'hanno costretto a nascondersi. Scavando sotto la scorza avventurosa, si scopre che c'è molto di più.

Significati stratificati

Dune, come dovrebbe apparire ovvio, è un'enorme metafora di denuncia contro il massiccio intervento umano nei confronti dell'habitat naturale in cui vive, opera e si riproduce. L'opus magna di Herbert, sotto un velo colorato inizialmente di space opera poi diluito e dissolto nel più grande planetary romance mai scritto, è intimamente legata alla controcultura sbandierata dal movimento della letteratura new wave prima citata e direttamente derivata dalla beat generation di un decennio prima.

Il largo consumo della spezia ne è lo specchio più palese. Il consumo di droghe per “allargare l’area della coscienza”, per dirla con Allen Ginsberg. Il viaggio come catarsi dell’anima ancora una volta grazie ai poteri del melange, il quale non può che fare riferimento a Jack Kerouac e al suo viaggiare con la benzedrina e con l’alcol attraverso l’America, sia fisicamente ma anche piegando sensorialmente il tempo e lo spazio.

E ancora, i costrutti altamente tecnologici per rastrellare le sabbie del deserto alla ricerca della spezia contro i quali si rivolta la natura di Arrakis e gli enormi vermi ad essa appartenenti, metafora come già detto contro lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. La profonda religiosità mistica della sorellanza Bene Gesserit, più una congrega mistica di preveggenti che donne dedite alla vita monastica, e la filosofia di vita dei Fremen. Quest'ultimi completamente votati al recupero di ogni goccia d’acqua possibile e al rispetto per l'ambiente pericoloso che li ospita, ovvero puri dettami per la sopravvivenza spicciola in un luogo altamente ostile all’uomo. Nel caso delle Bene Gesserit, invece, balza all'occhio il potere incontrastato della donna nel futuro lontano (anche se in seconda linea), ovvero il riflesso della rivalsa femminile crescente nella società del periodo in cui viveva Herbert, che sarebbe esplosa neanche un decennio dopo.

Non a caso, alle spalle dei protagonisti uomini del romanzo ci sono delle donne forti, fortissime, in grado di cambiare la storia con la loro influenza politica o il potere donato dalla spezia. A partire da Jessica Atreides, concubina del Duca Leto II (già la figura di concubina e non moglie, a metà degli anni '60, è coraggiosa e rivoluzionaria), per passare all'apparentemente remissiva Principessa Irulan, figlia dell'Imperatore Shaddam IV, che diventa moglie di Paul Atreides per ragioni politiche e voce narrante fuori campo dell'intero romanzo. Importante figura di spicco è anche Chani Kynes, ragazza Fremen che diventa il vero amore di Paul e gli dà due figli che segneranno il futuro del pianeta Arrakis, ma anche dell'intero Impero Galattico, nei millenni a venireraccontati poi nell'intera saga scritta dopo il primo romanzo.

Dune è un romanzo fondamentale e pregno di significato, uno dei tasselli che hanno contribuito a costruire la storia della fantascienza moderna ma è anche il panorama di una società e di un'ecologia in decadenza, dalle quali ci si può risollevare soltanto ipotizzando una tabula rasa di tutto il marcio che c'è stato in precedenza. La visione di Frank Herbert, ostica e con una richiesta d'attenzione molto impegnativa, non è adatta probabilmente ai velocissimi tempi moderni votati al consumismo anche letterario, ma èpiù che mai attualein ogni tematica da essa affrontata.

Il primo romanzo dedicato a Dune, come tutto il resto della saga, è imprescindibile per chi voglia approcciarsi a un certo tipo di fantascienza che non è solo letteratura per ragazzi e di "serie B", come viene ancora oggi considerata nel nostro paese, ma un solido strumento per riflettere sui mali dell'Umanità e del suo operato.

VOTO9.5 / 10

Dune è un romanzo di fantascienza profondo, mascherato da planetary romance. La lettura stratificata di cui è pregno, invece, fa riflettere sul futuro dell’Umanità e sull’ambiente in cui vive.